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Quante volte abbiamo sentito l’espressione “scaricare costi” riferito al risparmio fiscale per chi ha la partita IVA?!


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Però è un concetto abbastanza confusionario in quanto racchiude a grandi linee due tipologie di “risparmi”: la deduzione e la detrazione. Ma qual è la differenza?

In sintesi, per deduzione si intendono quelle spese che possono essere sottratte dal proprio reddito, con l’obiettivo di diminuire le tasse da pagare prima che il fisco effettui il calcolo delle imposte. La deduzione è quindi un’agevolazione che concorre a formare il reddito imponibile (su cui applicare le imposte) usato per calcolare IRPEF e tasse dovute. Per esempio se a fine anno abbiamo un imponibile di 56 mila euro, e sottraiamo 6 mila euro di oneri deducibili, scendiamo chiaramente a 50 mila euro ai quali viene applicato lo scaglione IRPEF inferiore a quello che sarebbe stato applicato all’inizio.

La detrazione, tema caldo in particolare nel periodo compreso tra aprile e luglio in cui si parla di dichiarazione dei redditi. Presentando il Modello Redditi, ogni contribuente ha infatti la possibilità di scaricare (ovvero sottrarre) determinati importi dall’imposta lorda IRPEF, così da ridurre l’imposta IRPEF netta.

Facciamo un esempio pratico per chiarire il concetto, prendendo come oggetto i buoni pasto. Anche se non è risaputo, chi ha la partita IVA può usufruire di questo servizio e approfittare di alcuni vantaggi fiscali. Infatti, il costo dei buoni pasto si può dedurre al 100% e si può detrarre il l’IVA che su questo costo è al 4%.

Questo vuol dire che il 100% dei costi totali dei buoni pasto acquistati può essere sottratto al totale dell’imponibile fiscale, ovvero la base imponibile sulla quale vengono applicate le aliquote per calcolare le imposte da pagare.

La detrazione si basa invece proprio su queste ultime e va a impattare direttamente sul totale delle imposte, ovvero le “tasse” da pagare suddivise nei vari tributi. Quelli più famosi che spaventano i lavoratori autonomi sono sicuramente l’IVA (imposta sul valore aggiunto) e l’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche).

Nel caso particolare dei buoni pasto si potrà recuperare totalmente l’IVA che viene applicata (4%) e che verrà quindi detratta dal tributo. È buona prassi ricordarsi di farsi rilasciare sempre la fattura o le ricevute in modo tale da agevolare le operazioni di verifica.

Perciò, in questo caso, è chiaro come utilizzando i buoni pasto per la propria pausa pranzo, ciascun lavoratore autonomo o possessore di una partita IVA potrà usufruire di un doppio risparmio sulle proprie spese alimentari.

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